Una stampa imbavagliata agli ordini d?una scuderia
Una stampa imbavagliata agli ordini d?una scuderia

Oltre la piazza, è venuto il momento, per i giornali italiani, di rinnovare il patto con i lettori, che vuol dire servire chi legge e non il potere e il potente di turno. Solo così si torna a un’autorevolezza in parte appannata. (Editoriale di Famiglia Cristiana)

 

Una stampa imbavagliata agli ordini d’una scuderia (editoriale di Famiglia Cristiana)

Dopo un doveroso rinvio, per rispetto ai nostri soldati martiri a Kabul, la Federazione nazionale della stampa italiana ha confermato la manifestazione in favore della libertà di informazione, il 3 ottobre prossimo. Già il fatto che i giornalisti (che non sono "farabutti") si ritrovino in piazza a protestare, vuol dire che qualcosa non va nei mass media di questo Paese. È un campanello d’allarme che non va sottovalutato, tanto meno sbeffeggiato. E chi lo fa sbaglia, o è in malafede. «Il dubbio», ha scritto Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, «è che qualcosa stia vacillando nell’informazione in Italia. E, in questo senso, la manifestazione non è un appuntamento retorico, né formale». Ma c’è qualcosa di più inquietante per le sorti della democrazia, se viene meno la pluralità di voci. Forse, varrebbe la pena di ragionare seriamente sull’egemonia mediatica e il potere politico riuniti nelle stesse mani. Predominio che si trasforma in una formidabile "macchina da guerra", capace di asservire e normalizzare, sparare proiettili di carta, intimidire e ricattare.

Chi crea confusione demagogica fa paura, «perché impedisce ai cittadini di farsi delle opinioni il più soggettive possibile dei fatti e li invita a ragionare per slogan», come ha detto don Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta. «I respingimenti e il reato di clandestinità, ad esempio, appaiono come risposte sbagliate. Invece, la maggioranza degli italiani li approva sull’onda di una demagogia che impedisce di pensare».

Se qualcuno, poi, alza la voce o (peggio!) osa criticare, "apriti cielo"! Parte la muta dei "cani da guardia del potere" ad azzannare il malcapitato di turno. Quando, poi, non si richiedono risarcimenti milionari, com’è capitato a noi da parte del ministro Maroni, rei d’aver espresso una libera opinione su un provvedimento governativo. Ci resta il dubbio d’aver a che fare con una strategia intimidatoria.

Ma il potere non dovrebbe sentirsi diffamato dal diritto di critica. Il senatore Andreotti, sottosegretario di De Gasperi (il miglior premier degli ultimi 150 anni) e sette volte presidente del Consiglio, pur colpito in passato da accuse pesanti, non ha mai intentato una querela in vita sua.

Anche l’Ucsi, che riunisce i giornalisti cattolici, scrive che la libertà «è minacciata da alcuni poteri forti presenti sia nell’informazione televisiva, dove si fatica a trovare voci che non rispondano agli ordini di una scuderia politica, sia nella carta stampata, dove le intenzioni di schieramento e di lobby prevalgono ormai sull’autonomia delle imprese editoriali».

Naturalmente, non è detto che la gigantesca macchina mediatica funzioni sempre al meglio. A volte, sfugge al controllo del regista e dei suoi cortigiani. La realtà è lì a smentire certe autocelebrazioni, con un flop meritato, perché non si specula su una tragedia per "rifarsi l’immagine", anche se si è lavorato bene e rapidamente per rimediare al disastro del terremoto. Lo speciale Porta a porta sulla consegna delle prime case a Onna, dopo un rapido prosciugamento dei palinsesti televisivi per evitare ogni concorrenza, è stato scavalcato dal "fuoco amico" di una fiction Mediaset. Segno che il monologo del potere è in declino, genera ormai solo noia.

Come ha ricordato Gianni Letta, citando Giorgio Montini, padre del futuro Paolo VI, la stampa va concepita «come una splendida missione a servizio della verità, della democrazia, del progresso e del bene pubblico».

Per tutti, un esame di coscienza su un’informazione libera e responsabile.

www.famigliacristiana.it

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