Sicilia. A rischio chiusura le case famiglia
Sicilia. A rischio chiusura le case famiglia

Le 330 comunità alloggio per minori dell’isola rischiano di chiudere. Oltre tremila bambini e ragazzi disagiati resterebbero senza un tetto mentre centinaia di educatori, assistenti sociali e psicologi potrebbero perdere il lavoro.

Legacoopsociali: "Natale amaro per 3.300 bambini che vivono nelle case famiglia siciliane. Oltre il 50% dei Comuni non paga. Chiediamo alla Regione il commissariamento"

Le 330 comunità alloggio per minori dell’isola rischiano di chiudere. Oltre tremila bambini e ragazzi disagiati resterebbero senza un tetto mentre centinaia di educatori, assistenti sociali e psicologi potrebbero perdere il lavoro. "Natale amaro per 3.300 bambini che vivono nelle case famiglia siciliane. Oltre il 50% dei comuni con più di 1.500 abitanti non versa alle strutture di accoglienza che si trovano sul proprio territorio i fondi dovuti per l’assistenza dei minori. Lo conferma un accertamento effettuato dall’assessorato alla Famiglia e alle Politiche sociali".

E’ quanto ha rivelato Angela Peruca, Coordinatore regionale della LegacoopSociali, nel corso del convegno ‘Il futuro siamo noi: ma per essere adulti domani dovremmo vivere da bambini oggi’, che si è svolto ieri mattina all’Assemblea regionale siciliana. "I dirigenti della Regione – continua la Peruca – ci hanno comunicato che solo 34 dei 72 Comuni interpellati sono in regola. Sono 38, invece, quelli che risultano inadempienti Ci aspettiamo che dopo l’invio di una lettera di diffida, segua una sanzione e la nomina di commissari ad acta".

"In alcuni casi, gli intollerabili ritardi nei pagamenti sono arrivati anche a 24 mesi – sostiene Angela Peruca – A Partinico ci sono voluti cinque decreti ingiuntivi e un atto di precetto. In queste drammatiche condizioni, le comunità alloggio, che danno occupazione a quasi 2.000 operatori, non riescono a sostenere le spese e, per questo, molte rischiano di chiudere i battenti".

Ma il mancato pagamento delle rette non è l’unico problema. Ci sono anche i tagli ingiustificati. "Le amministrazioni locali dovrebbero destinare ai servizi sociali il 25% dei fondi trasferiti dalla Regione – spiega la dirigente della Legacoopsociali – Invece, spesso usano queste somme per altre spese. Tanto per fare qualche esempio, a Messina in questa voce sono state inserite le spese cimiteriali mentre il comune di Licata ha preferito utilizzarle per finanziare la festa del paese. Ecco perché ci vogliono regole e finanziamenti certi".

Tra le proposte avanzate dalla Lega delle cooperative sociali: l’approvazione di una norma che impedisca la distrazione dei fondi attraverso la costituzione di un fondo unico vincolato per i servizi sociali, il rimborso da parte della Regione dell’80% delle spese impegnate e programmate per i minori da parte dei Comuni e non sostenute, ispezioni e commissariamento dei comuni ritardatari, la destinazione di 5 milioni di euro per l’accoglienza dei minori stranieri, la stipula di convenzioni tra i Comuni e le comunità, l’adeguamento delle rette al costo del lavoro, la classificazione di queste strutture per fasce di età, l’applicazione del contratto collettivo di lavoro per gli operatori, l’istituzione di un garante per l’infanzia. "Il presidente Lombardo – conclude Angela Peruca – ci ha assicurato la sua disponibilità a percorrere queste strade. Adesso ci aspettiamo che le promesse si trasformino in fatti". 

Nel corso del dibattito il presidente della sesta commissione dell’Ars, onorevole Laccoto, ha chiesto alle coop sociali di partecipare ad un’audizione in commissione per affrontare i problemi del settore mentre l’onorevole Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, ha annunciato la ripresentazione del disegno di legge per l’istituzione del garante per l’infanzia.

 

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