Sì definitivo del Senato alle nuove regole per il lavoro
Sì definitivo del Senato alle nuove regole per il lavoro

Via libera definitivo del Senato, dopo due anni e quattro letture parlamentari, al disegno di legge collegato sul lavoro. L’aula ha approvato il testo con 151 sì, 83 no e 5 astenuti.

Polemiche ha suscitato l’articolo 31 sull’arbitrato che, secondo opposizione e sindacati, aggirerebbe l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti senza giusta causa.


La quarta lettura al Senato è stata caratterizzata proprio dallo scontro tra Governo e maggioranza da una parte e opposizione e sindacati dall’altra, sull’articolo 31 che prevede due strade per ricorrere all’arbitrato, i contratti collettivi oppure un contratto di assunzione che preveda espressamente l’eventuale ricorso all’arbitrato in caso di controversie di lavoro.


«A seguito di un lunghissimo iter parlamentare, partito con la legge Biagi, dalla quale furono stralciate le norme relative, giunge ora a conclusione la possibilità di risolvere le controversie in materia di lavoro attraverso l’arbitrato» ha affermato in una nota il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, al termine del voto. «Saranno tuttavia i contratti collettivi di lavoro – ha precisato il ministro – a regolare la materia secondo quanto concordato con tutte le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, tranne la Cgil. Il diritto sostanziale del lavoro, incluso l’articolo 18 dello Statuto – ha concluso Sacconi – non é stato minimamente toccato».

Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, «con il voto di oggi in Senato si è scritta una brutta pagina per i lavoratori italiani. Si è aperta la strada alla manomissione dell’art.18: è un ulteriore attacco al diritto del lavoro». Secondo la senatrice «si tratta dell’ennesimo ‘regalo’ che questo Governo ha fatto alle famiglie dei lavoratori italiani. Per sconfiggere la crisi questo governo non vuole mettere in campo nessuna misura veramente efficace ma è pronto a trovare nuovi strumenti che colpiscono i diritti minimi di chi, magari a fatica, conserva ancora un posto di lavoro. E’ questa – conclude Finocchiaro – la filosofia aberrante del governo Berlusconi».


Tra le novità introdotte nel precedente passaggio in terza lettura alla Camera ci sono l’individuazione dei criteri di priorità nella clausola di salvaguardia introdotta nella delega sui lavori usuranti, l’allungamento a 24 mesi dopo l’entrata in vigore della legge del termine per attuare la delega sugli ammortizzatori sociali, la possibilità di assolvere l’ultimo anno di obbligo scolastico (15-16 anni) con l’apprendistato.

La norma sull’apprendistato, oggetto di critiche da parte sindacale oltre che dell’opposizione, é stata riscritta rafforzando la necessità di previa intesa delle Regioni, sentite le parti sociali, e impegnando il Governo con un ordine del giorno bipartisan a prevedere un congruo numero di ore di formazione, definendo con le aziende un percorso per i tutor.

Sono stati poi soppressi i limiti al riscatto dei periodi di congedo di maternità fuori del rapporto di lavoro e l’estensione a tutti i dirigenti del Ssn della misura introdotta a Palazzo Madama per i soli dirigenti medici della possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi effettivi entro il limite dei 70 anni di età. E’ stata poi rivista la riforma delle procedure di arbitrato e conciliazione estendendo a tutte le tipologie di lavoro il termine di 60 giorni per l’impugnazione dei licenziamenti. Su input della Lega sono state anche estese dal 2012 ai Vigili del Fuoco volontari le misure sulla pensione ai superstiti e le indennità per infortunio riconosciuti a quelli in servizio permanente. Altre novità riguardano la Borsa lavoro (comunicazione dei curricula dei laureati da parte delle Università e dei bandi della P.A.). Inoltre gli artigiani avranno un anno di tempo in più (da due a tre anni) per comunicare all’Inps la cancellazione dall’Albo. (A. M. Marinaro)

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