Meno scuola, meno scuola per i deboli, meno scuola per i poveri
Meno scuola, meno scuola per i deboli, meno scuola per i poveri

Pubblichiamo la denuncia del Movimento di cooperazione educativa contro l’abbassamento dell’obbligo scolastico a 15 anni.

Movimento di Cooperazione Educativa
Smantellamento dell’obbligo scolastico: verso l’atto finale

Con l’emendamento al disegno di legge collegato alla finanziaria (DDL 1441-quater) appena approvato dalla Commissione Lavoro della Camera, si porta a compimento l’attacco all’assolvimento dell’obbligo scolastico a 16 anni, già annunciato nella Legge 133/08, art. 64, che consente l’assolvimento dell’obbligo anche nei percorsi triennali di Formazione professionale. Il metodo è quello ampiamente collaudato: senza abrogare una norma (in questo caso la legge n. 7/2007 di elevamento dell’obbligo a 16 anni) la si neutralizza nella sostanza con un singolo dispositivo. Quell’articolo 64, infatti, ha aperto la strada a un principio oggi portato alle sue estreme conseguenze: l’obbligo scolastico si esplica anche al di fuori del sistema scolastico.Estendere questo principio fino a considerare valido, ai fini dell’assolvimento, un intero annopercorso al di fuori delle aule, a partire dai 15 anni, con la fragile copertura di un apprendistato "formativo", è il passo che mancava a quell’intenzione politica, e che oggi è stato compiuto. "Fatto!": sembra di sentire l’esclamazione compiaciuta di chi considera l’efficienza, specie se piegata ai propri obiettivi e non all’interesse generale del Paese, il criterio ultimo di ogni azione di governo.

All’emendamento fa eco il Ministro Gelmini, dichiarando di essere favorevole a qualsiasi iniziativa per inserire subito i giovani nel mondo del lavoro (così nell’articolo del Corriere della Sera del 21 gennaio). È davvero bizzarro che a fare questa incauta affermazione sia il responsabile del dicastero intitolato all’Istruzione, Università e Ricerca…

Bisogna ribadirlo forte e chiaro: l’obbligo scolastico è posto a salvaguardia di un diritto costituzionale. L’elevamento dell’obbligo a 16 anni, frutto a suo tempo di una mediazione politica complessa, da molte parti (compresa la nostra Associazione) è stato considerato come un passo significativo, ma non esaustivo, verso il pieno esercizio del diritto allo studio fino ai 18 anni. Rispetto a quel primo punto di arrivo, siamo con questo provvedimento annunciato ad un passo indietro di portata macroscopica. E questo mentre gli osservatori economici, non solo gli esperti dei sistemi di istruzione, ci sollecitano a reinvestire nelle politiche della conoscenza come prioritaria strategia di uscita dalla crisi che attanaglia le società a sviluppo avanzato.

Nel maldestro tentativo di giustificare il provvedimento, si riportano i dati di coloro che, dopo la terza media, di fatto non proseguono gli studi, inghiottiti nel sommerso dell’economia in "nero" e si indica nella strada intrapresa una soluzione al problema. A noi sembra la legittimazione, non la soluzione, del problema. Siamo all’esponenziale processo di smantellamento delle politiche sociali di cui il sistema scolastico è nodo strategico essenziale. La risposta dell’Esecutivo, dal Ministro dell’Economia passando per il Ministro del Lavoro fino al Ministro dell’Istruzione è sempre la stessa: meno scuola. Meno scuola sul territorio, meno scuola per le fasce socialmente e culturalmente più deboli, meno tempo della vita e della crescita da passare a scuola.

Come Associazione di insegnanti, di educatori ed educatrici che da alcuni decenni accompagnano, sostengono, vivono in prima persona il processo di scolarizzazione che è asse portante dello sviluppo democratico di questo Paese, non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione e il nostro netto dissenso.

La Segreteria Nazionale del M.C.E

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