L’Italia meglio degli altri? Dati continuano a dire il contrario
L’Italia meglio degli altri? Dati continuano a dire il contrario

Nel 2009 nei Paesi avanzati il prodotto interno lordo si è pesantemente contratto (-3,2% secondo il FMI) e la disoccupazione è salita a livelli preoccupanti.

Hanno tenuto molto meglio i Paesi emergenti (+2,1%), trainati da una crescita della Cina (+8,%) e dell’India (+5,6%) rallentata ma non di molto rispetto ai ritmi pre-crisi.

I massicci interventi fiscali espansivi messi in atto dai governi nazionali (salvo che in Italia) hanno evitato una nuova Grande Depressione. La fase peggiore della recessione appare ormai terminata e tutte le previsioni per il 2010 sono concordi nell’indicare una ripresa, sia pur di modesta entità rispetto a quanto avveniva in passato.

Il generale deterioramento dei conti pubblici (Italia compresa) ha ridotto di molto gli spazi di manovra delle politiche di bilancio. Il dibattito sulla exit strategy è condizionato, nei Paesi avanzati, dal trade off tra la necessità di riequilibrare rapidamente i saldi di finanza pubblica e il timore di soffocare sul nascere ogni prospettiva di rilancio economico.

Nel nostro Paese, il governo ha continuato a occultare o sminuire la portata della crisi e le sue conseguenze. Il dibattito pubblico da mesi è dominato dal “mantra” tremontian-berlusconiano di un’Italia messa meglio degli altri, di una società che complessivamente avrebbe tenuto di fronte alla crisi e di un sistema produttivo pronto a riconquistare posizioni nel mondo.

Nel marzo 2009 NENS aveva già dimostrato, numeri alla mano, come la condizione dell’Italia di fronte alla crisi fosse in realtà peggiore rispetto alla Zona Euro e ai maggiori Paesi avanzati.

Le più recenti previsioni della Commissione UE (European Economic Forecast – autumn 2009), l’Economic Outlook OCSE di novembre 2009 (i cui numeri fanno giustizia dell’uso strumentale da parte del governo del “superindice” OCSE evidenziato anche da NENS) e, da ultimo, anche l’aggiornamento di gennaio del World Economic Outlook del FMI confermano questa analisi:  l’Italia è, tra le grandi economie avanzate, quella che più ha sofferto (insieme al Giappone) le conseguenze della recessione globale.

In un contesto di generale indebolimento economico e di “italianizzazione” dei conti pubblici, noi siamo purtroppo riusciti a fare peggio di molti altri.

Il Pil per abitante italiano nel 2009 è tornato indietro ai livelli del 1999, mentre il rapporto Debito pubblico / Pil è ormai più pesante di quello quello del 1992. Sono due pesanti ipoteche sul nostro futuro che le classi dirigenti politiche ed economiche farebbero meglio a non sottovalutare

L’Italia è entrata in recessione prima degli altri Paesi. Ciò si riflette nel pessimo posizionamento del 2008 (-1%, penultimi tra i grandi Paesi avanzati). Nel 2009 secondo il FMI il Pil italiano dovrebbe essere diminuito del 4,8%, collocando il nostro Paese sempre al penultimo posto dopo il Giappone (anche se a pari merito con Germania e Regno Unito). Nel biennio 2008-2009, complessivamente, la performance economica italiana (-5,8%) è stata la peggiore tra i grandi Paesi – Giappone escluso – ed è stata nettamente più debole della media della Zona Euro (-3,3%). 

Da quest’anno anche nel nostro Paese le cose dovrebbero migliorare: il FMI prevede per l’Italia una crescita dell’1% nel 2010 (analoga all’andamento medio della Zona Euro) e dell’1,3% nel 2011 (Zona Euro: +1,6%). La ripresa dell’economia italiana, al di là dell’ottimismo di facciata di qualcuno, si prospetta nel complesso modesta per due motivi: perché nel biennio 2010-2011 dovrebbero fare meglio di noi tutti i grandi Paesi – con l’eccezione della sola Spagna – e perché il Pil italiano nel biennio precedente è sprofondato assai di più che negli altri Paesi.

Con un punto di partenza così basso e un ritmo di ripresa così lento, i tempi di recupero dei livelli di Pil pre-crisi rischiano di essere biblici.

 

Pil: variazione %

2008

2009

2010

2011

 

2008-09

2010-11

Canada

0,4

-2,6

2,6

3,6

 

-2,2

6,3

Francia

0,3

-2,3

1,4

1,7

 

-2,0

3,1

Germania

1,2

-4,8

1,5

1,9

 

-3,7

3,4

Giappone

-1,2

-5,3

1,7

2,2

 

-6,4

3,9

Italia

-1,0

-4,8

1,0

1,3

 

-5,8

2,3

Regno Unito

0,5

-4,8

1,3

2,7

 

-4,3

4,0

Spagna

0,9

-3,6

-0,6

0,9

 

-2,7

0,3

Stati Uniti

0,4

-2,5

2,7

2,4

 

-2,1

5,2

Zona Euro

0,6

-3,9

1,0

1,6

 

-3,3

2,6

Fonte: elaborazioni su dati FMI, WEO Update, January 2010

 

 

 

 

 

 

La nostra condizione relativa appare ancora più fragile guardando al Pil per abitante.  Nel biennio 2008-2009 la performance dell’Italia (-7,2%) è stata la peggiore tra i grandi Paesi avanzati e nettamente inferiore a quella media della Zona Euro (-4,3%). Negli anni 2010-2011 la ripresa del reddito pro-capite italiano sarà, secondo il FMI, molto modesta (complessivamente +0,9%) e sotto la media della Zona Euro (+1,9%). Peggio di noi dovrebbe fare solo la Spagna. Una ben magra consolazione, perché a questi (modesti) ritmi il nostro Paese, che con la crisi globale ha visto il proprio reddito pro-capite reale precipitare al livello del 1999, riuscirebbe a recuperare il livello pre-crisi solamente nel 2017.

 

Pil per abitante: variazione %

2008

2009

2010

2011

 

2008-09

2010-11

Canada

-0,7

-3,7

1,5

2,5

 

-4,4

4,1

Francia

-0,2

-2,8

0,9

1,2

 

-3,0

2,1

Germania

1,3

-4,7

1,6

2,0

 

-3,4

3,7

Giappone

-1,1

-5,2

1,8

2,3

 

-6,3

4,2

Italia

-1,8

-5,5

0,3

0,6

 

-7,2

0,9

Regno Unito

0,0

-5,2

0,9

2,3

 

-5,2

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