Lavoro, soltanto lavoro: quando la professione diventa malattia
Lavoro, soltanto lavoro: quando la professione diventa malattia

Sono sempre di più le persone ossessionate da questo tipo di dipendenza, al punto da mettere a repentaglio relazioni, famiglia e salute.

Anche il lavoro può diventare un ossessione. O, meglio, una vera e propria droga. Proprio così: è quello che capita a chi fa della propria professione il centro della vita, mettendo a repentaglio per questo le relazioni familiari, sociali e perfino la salute. Il fenomeno – che gli esperti del settore hanno già ribattezzato "workaholism" – sta coinvolgendo un numero sempre più alto di persone. Ma come riconoscere, e soprattutto come curare, questa particolare forma di dipendenza? Stefano Guerreschi, psicoterapeuta esperto di dipendenze, ha affrontato il problema in un libro edito da Guerini e associati, "Workaholic- dipendenza da lavoro, come curarla". Nel manuale, un vero e proprio test sulla materia, lo specialista aiuta il lettore a scoprire quanto è lavoro-dipendente.

"Se porti a casa il lavoro durante il week-end, se prendi impegni extra per paura di rimanere senza niente da fare, se quando non lavori ti senti depresso, se sei competitivo con tutti e in ogni occasione, è molto probabile che tu sia un workaholic", si legge nel testo. "Il lavoro è diventato l’unico strumento di affermazione del tuo valore personale, l’unica difesa dall’ansia e dall’insicurezza, l’ unico modo per riempire i vuoti del tuo mondo affettivo". Nel libro sono contenute, così, anche le storie di vita delle persone che sono riuscite a sconfiggere "la dipendenza", attraverso un percorso terapeutico che, operando cambiamenti anche dolorosi, ha permesso ai "drogati di lavoro" di riappropriarsi della loro vita, recuperando l’autostima, ma anche le relazioni di coppia e familiari.

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