La denuncia di Repubblica è la nostra denuncia
La denuncia di Repubblica è la nostra denuncia

Facendo seguito all’inchiesta del quotidiano La Repubblica sulla cooperazione spuria, i Presidenti nazionali di Legacoop, Confcooperative e Agci hanno emesso una nota unitaria, contenente anche un richiamo alle istituzioni di vigianza e di repressione. Segue …

Roma, 10 dicembre 2010 – In riferimento al servizio sulla false cooperative pubblicato oggi da “La Repubblica”, i Presidenti di Legacoop, Giuliano Poletti, di Confcooperative, Luigi Marino, e di Agci, Rosario Altieri, hanno diffuso la seguente nota:

“La denuncia che si leva dalle pagine de La Repubblica è da anni, in tutte le sedi e a tutti i livelli, la nostra denuncia. Siamo soddisfatti che un quotidiano autorevole dedichi uno spazio rilevante che ci fa sentire meno soli nella nostra battaglia alla falsa cooperazione e al dumping, che danno vita a una cattiva economia che ammazza quella buona, fanno ombra alla sana cooperazione e non rendono giustizia alla funzione socio economica tutelata dall’articolo 45 della Costituzione svolta da decine di migliaia di cooperative, al di là degli specifici casi aziendali, nella valorizzazione del made in Italy nell’agroalimentare; nell’erogazione del credito; nella distribuzione; nei servizi alle imprese, alla Pa e alle famiglie; nel welfare; nella produzione lavoro; nell’abitazione e nei trasporti.

Le cooperative di comodo che nascono di notte negli studi di alcuni commercialisti per poi chiudere a distanza di pochi mesi, a volte pochi giorni, per poi  rinascere con altro nome, sotto le spoglie di una presunta mutualità; le cooperative che lavorano al massimo ribasso in barba alla tabelle contrattuali; le cooperative ammantate da spirito mutualistico e sussidiario, ma che di fatto operano in modo criminale e truffaldino: queste forme di imprenditoria pirata rappresentano da sempre il nemico numero uno della cooperazione autentica.

l problema si aggrava quando alle cooperative fasulle si aggiungono le gare al massimo ribasso con la colpevole collusione della PA, gli scarsi controlli e la pratica, altrettanto fuorilegge di organizzazioni cooperative di dubbia rappresentanza, come l’Unci, che millantano mutualità e sussidiarietà e poi applicano pseudo – contratti di lavoro ai soci lavoratori delle loro cooperative. Contratti decretati, solo qualche settimana fa, anticostituzionali dal Tribunale del lavoro di Torino, perché lesivi dell’articolo 36 della Costituzione dal momento che il contratto di lavoro del facchinaggio a tempo pieno, 40 ore settimanali, veniva retribuito con circa 670 euro al mese con un drastico taglio del costo del lavoro pari al 31,38%.

Questa pratica non ha nulla a che fare con la sana cooperazione che, ribadiamo, rappresenta la stragrande maggioranza della cooperazione italiana, dove l’indice di mutualità è reale, tangibile. Nelle 20.400 cooperative aderenti a Confcooperative e nelle 14.500 aderenti a Legacoop e nelle 8.000 dell’Agci le imprese a mutualità prevalente superano ampiamente il 95%. 
 
Confcooperative, Legacoop e Agci, da sole non ce la fanno a combattere il dumping. Abbiamo siglato l’Accordo comune con i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, con Cigl, Cisl e Uil nel 2007.  Abbiamo concorso alla nascita di oltre 100 Osservatori provinciali finalizzati a contrastare il dumping. Solo qualche settimana fa il ministero del Lavoro in una circolare, apprezzata dalle tre centrali, ha ribadito la necessità di mirare meglio e intensificare i controlli e applicare i contratti di lavori siglati dalle centrali cooperative comparativamente più rappresentative, requisito che esclude l’Unci. Qualcosa si è mosso, ma siamo lontani dall’aver ottenuto risultati soddisfacenti.

Possiamo fare accordi, circolari, ma se le Istituzioni preposte alla vigilanza non fanno il loro lavoro fino in fondo la battaglia resta impari e il dumping contrattuale, fatto da false cooperative e imprese truffaldine in genere, perché è bene rimarcare che anche altri tipi d’impresa concorrono a fare dumping, è un fenomeno destinato a crescere e a escludere dal mercato le imprese sane dove migliaia di amministratori, di soci e di occupati sono sulle barricate, ogni giorno ad affrontare i morsi della crisi, i ritardati pagamenti della PA che hanno raggiunto nelle somme (60 – 70 miliardi) e nel tempo (punte fino a 700 giorni) livelli intollerabili e indegni di paesi civili e distruttivi per l’economia.

Noi continueremo a fare il nostro lavoro accanto alle nostre cooperative. E ci costituiremo parte civile in tutti le pendenze giudiziarie come quelle di Torino, quando la cooperativa è strumentalizzata, si abusa della sua forma giuridica, si danneggia la sua reputazione”.



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