Intervista a Enzo Costa, Segretario generale della CGIL sarda
Intervista a Enzo Costa, Segretario generale della CGIL sarda

“Alle cooperative sociali dico che da questa crisi se ne può uscire solo ragionando tutti insieme attorno a quale modello di sviluppo deve darsi la nostra regione; per fare questo non abbiamo molto tempo …”

Intervista a Enzo Costa, Segretario generale della CGIL sarda

 

Ringraziamo Enzo Costa, Segretario generale della CGIL della Sardegna, per aver accettato di rispondere alle nostre domande.

 

 

Qual’è il giudizio del Segretario della CGIL sarda sulla situazione dell’economia regionale ?

 

La nostra valutazione è di assoluta drammaticità. La crisi dell’economia sarda è la più grave degli ultimi 60 anni. Il crollo del prodotto interno lordo, stimato nel periodo 2008 – 2010, sarà tale che ci vorranno almeno 6 anni perché  ritorni ad essere quello del 2007. Il calo dell’occupazione proseguirà fino al 2013, si può stimare una perdita di circa 50.000 posti di lavoro. Continua a crescere il tasso di disoccupazione e cala il numero degli occupati. Le famiglie che  vivono sotto il livello di povertà, oggi il 19,4%, cresceranno di almeno altri 3 punti.

 

E sui primi atti della Giunta regionale,  legge finanziaria e Piano regionale di sviluppo? 

 

La nuova Giunta, sin dai primi atti, ha avuto un approccio di tipo ordinario alle problematiche che la crisi ci ha presentato; non hanno ancora capito che le dimensioni e la durata di questa crisi sono tali che per affrontarla servono interventi straordinari. Sia la finanziaria del 2009 che quella del 2010 gestiscono le risorse disponibili senza un chiaro quadro delle emergenze e delle priorità, che non differiscono minimamente dalle finanziarie precedenti. Lo stesso piano di sviluppo regionale ha un’impostazione tutta orientata al mercato che appare abbondantemente datata.

 

E quali valutazioni esprimi  sulle politiche per lo sviluppo e per il Mezzogiorno realizzate dal Governo nazionale ?

 

La Finanziaria 2010 presentata dal Governo alle parti sociali è assolutamente sbagliata e inadeguata, in continuità con la manovra triennale varata lo scorso anno, i cui tagli continuano a produrre guasti. Con una significativa aggravante: la scelta di una Finanziaria leggera come quella attuale è incapace di rispondere alla pesante crisi economica in atto a partire dalla difesa dell’occupazione; inoltre,  il Mezzogiorno scompare dalle priorità del Governo come scompaiono tutte le risorse del Fondo per le Aree Sottoutilizzate.

 

Quali richieste avete rivolto, insieme alle altre Organizzazioni sociali,  al Presidente Cappellacci ? E quali risposte avete ricevuto ?

 

La prima richiesta è stata quella di attivare tutti gli ammortizzatori sociali possibili per i lavoratori espulsi dal mondo del lavoro e di garantire i fondi per la non autosufficienza; contemporaneamente abbiamo sollecitato un tavolo anti-crisi con tutte le parti sociali, praticamente un luogo dove monitorare la crisi, definire le priorità di intervento e verificare l’adeguatezza delle politiche messe in campo. La seconda richiesta è stata quella di accelerare immediatamente tutta la spesa pubblica finalizzandola sia al mantenimento dei posti di lavoro che alla creazione di nuova occupazione. La terza richiesta è stata quella di aprire un confronto Stato-Regione per definire interventi di carattere straordinario e ridiscutere il patto di stabilità. Inoltre abbiamo sollecitato l’adeguamento dello Statuto della Regione sarda alla riforma del titolo V della Costituzione, soprattutto in previsione delle deleghe sul federalismo fiscale. Le risposte sono state positive esclusivamente per gli ammortizzatori sociali in deroga e parziali sui fondi per la non autosufficienza, il resto è rimasto assolutamente inascoltato.

 

Quali sono le valutazioni e le proposte della CGIL sugli attuali rapporti con il movimento cooperativo ?

 

Il movimento cooperativo nasce naturalmente vicino alle associazioni dei lavoratori ma nel tempo i rapporti si sono sempre più diradati e la stessa natura delle cooperative di produzione e lavoro ha cambiato profondamente fisionomia, assumendo a volte anche in momenti estremamente delicati posizioni antagoniste alla CGIL (ad esempio nel confronto sulla legge 30 e dintorni), come è cambiato il modo di concepire le politiche quando c’è da scegliere tra favorire le imprese o i lavoratori (per esempio in tema di sgravi fiscali). Senza polemica alcuna,  a volte appare che la natura di impresa prenda il sopravvento rispetto al ruolo cooperativo. Detto questo, sono sempre stato convinto che sindacati dei lavoratori, associazioni imprenditoriali e movimento cooperativo abbiano degli interessi comuni da portare al confronto con la Regione, pur nella diversità del ruolo e di ciò che ciascuno rappresenta.

 

In materia di politiche sociali e sanitarie quali iniziative assumerà la CGIL sarda ?

 

Durante tutto il confronto fino ad ora avuto con la Giunta Regionale abbiamo sempre posto l’accento sull’insufficienza della risposta pubblica ai bisogni sociali della popolazione, partendo chiaramente dalla non autosufficienza, come è emersa la necessità di attuare il principio dell’integrazione socio-sanitaria avviato nella precedente legislatura e della necessità di trasferire risorse agli enti locali ecc.

Purtroppo non abbiamo davanti un esecutivo con un programma chiarissimo da sviluppare; abbiamo sollecitato l’Assessore alla Sanità a presentarci le modifiche che sta apportando al piano sanitario regionale purtroppo senza ricevere al momento risposte, anzi ci ha comunicato che “prima lo deve discutere in maggioranza”. Sulla Sanità le segreterie regionali di categoria  hanno già annunciato che se non saranno discusse le modifiche sarà dichiarato lo sciopero del comparto. Come sindacati confederali stiamo preparando un proposta complessiva su come uscire dalla crisi e sul benessere sociale che sarà sostenuta da una fase di confronto e di discussione popolare e successivamente da una grande mobilitazione regionale.

 

Quali sono le tue valutazioni sul ruolo della cooperazione sociale ?

 

La cooperazione sociale in Sardegna ha contribuito notevolmente a migliorare il benessere delle persone, realizzando uno sviluppo notevole, a volte anche esagerato soprattutto nelle dimensioni d‘impresa. Le maggiori criticità da affrontare oggi sono rappresentate da quel meccanismo, quasi perverso, che negli anni ha visto giorno dopo giorno scaricare i tagli delle risorse dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali, fino all’ultima ruota del carro che è rappresentata, purtroppo, dai lavoratori. Così abbiamo visto crescere la precarietà, le disuguaglianze, i bassi salari, i licenziamenti e talvolta  il vero e proprio sfruttamento del lavoro. Per contrastare efficacemente queste degenerazioni non basta richiamare la necessità, pur evidente, di avere appalti che tengano conto dei costi reali a partire dal costo del lavoro.

 

Quale messaggio vuoi rivolgere alle centinaia di cooperative sociali ed  a quelle migliaia di operatrici e di operatori sociali che ogni giorno assicurano la gran parte delle prestazioni del welfare locale in Sardegna ?

 

Alle cooperative sociali dico che da questa crisi se ne può uscire solo ragionando tutti insieme attorno a quale modello di sviluppo deve darsi la nostra regione; per fare questo non abbiamo molto tempo, la legge 42 del 2009 che ha avviato il federalismo fiscale ha già introdotto problematiche, quali il passaggio dai costi storici ai costi standard che, se non affrontate per tempo, rischiano di farci subire un altro processo di privatizzazione dei servizi pubblici non governato e, magari come chiede la Lombardia, affidato esclusivamente al mercato.

Alle operatrici e agli operatori sociali dico che hanno diritto ad avere un lavoro stabile, con una paga equa e soprattutto una prospettiva più sicura di quella attuale, che sono poi le condizioni che consentono di poter fornire prestazioni di qualità agli utenti.

La CGIL è impegnata a realizzare queste condizioni e per farlo ha bisogno della partecipazione dei lavoratori. 

gp

Condividi sui Social Network