Ilo: le donne ancora troppo penalizzate sul lavoro
Ilo: le donne ancora troppo penalizzate sul lavoro

Un dossier dell’agenzia Onu: ci sono stati passi avanti, ma resta un divario significativo rispetto agli uomini per opportunità e qualità dell’impiego. Quando trovano un lavoro le donne vengono pagate meno e ricevono benefici inferiori.

Il dossier illustra come il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro sia aumentato dal 50,2 al 51,7 per cento fra il 1980 e il 2008, mentre il tasso maschile è diminuito lievemente dal 82,0 al 77,7 per cento. Di conseguenza, il divario di genere nei tassi di partecipazione alla forza lavoro è sceso da 32 a 26 punti percentuali. Gli incrementi nella partecipazione femminile si sono registrati pressoché in tutte le regioni del mondo, in particolare in America Latina e Caraibi. “Nonostante dalla conferenza di Pechino a oggi ci siano stati dei miglioramenti e un numero sempre maggiore di donne scelga di lavorare, le lavoratrici ancora non percepiscono la stessa retribuzione degli uomini”, ha dichiarato Sara Elder, della sezione dell’Ilo sulle tendenze dell’occupazione e principale autrice del rapporto. “Ancora oggi – sottolinea Elder -, sono principalmente le donne ad accettare lavori mal retribuiti e precari perché sono gli unici impieghi disponibili o perché hanno bisogno di trovare un’occupazione flessibile per conciliare lavoro e responsabilità familiari. Gli uomini non affrontano le stesse limitazioni”.

Secondo il rapporto, infatti, nel mondo del lavoro sono tre gli ambiti in cui persistono le differenze di genere. Primo, quasi la metà (48,4 per cento) della popolazione femminile di età superiore ai 15 anni rimane economicamente inattiva, contro il 22,3 per cento degli uomini. In alcune regioni, ancora oggi ci sono meno di 4 donne economicamente attive per 10 uomini attivi. Secondo, le donne impiegano più tempo a trovare un lavoro rispetto agli uomini. Terzo, quando trovano un lavoro le donne vengono pagate meno e ricevono benefici inferiori rispetto ai lavoratori in eguali posizioni.

L’Ilo sostiene che l’impatto della crisi economica globale ha inizialmente interessato i settori con manodopera maschile, come quello finanziario, manifatturiero e edile, ma in seguito si è esteso ad altri settori – compreso quello dei servizi – dove predomina la manodopera femminile. Il tasso globale di disoccupazione femminile è aumentato dal 6 per cento nel 2007 al 7 per cento del 2009, poco più del tasso maschile che ha registrato un aumento dal 5,5 al 6,3 per cento. Il rapporto afferma inoltre che, sebbene l’impatto della crisi in termini di perdita dei posti di lavoro sia stato uguale per i lavoratori e le lavoratrici, le conseguenze in termini di pari opportunità devono ancora manifestarsi. “Le precedenti crisi ci hanno insegnato che per le donne che perdono il lavoro è più difficile trovarne un altro al momento della ripresa economica”, ha dichiarato la Elder. “Per questo che è importante garantire che l’uguaglianza di genere non sia un lusso che ci si può permettere quando le cose vanno bene e che viene poi messa da parte quando sorgono le difficoltà. Deve essere vista come uno strumento per promuovere la crescita e l’occupazione piuttosto che come un costo o un limite”.

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nonostante negli ultimi 15 anni si siano registrati progressi nell’uguaglianza di genere, il divario fra donne e uomini in termini di opportunità e qualità di impiego è ancora significativo.

 

 

 

 

 

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