Pubblichiamo un intervista rilasciata a www.rassegna.it dal Vice Presidente del Fondo Fon.Coop, Carmelo Caravella, dedicata ai prossimi impegni del Fondo a sostegno delle imprese in crisi.
Lo scorso 4 marzo 2010 Fon.Coop, il Fondo Interprofessionale per la formazione continua delle imprese cooperative costituito da Agci, Confcooperative e Legacoop con Cgil, Cisl e Uil, ha stanziato i primi 15 milioni di euro di finanziamenti per piani formativi aziendali pubblicando l’Avviso 12 del Fondo di Rotazione, il canale di finanziamento dedicato alle PMI e mettendo a disposizione le risorse del Conto Formativo, il canale di finanziamento dedicato alle medie e grandi imprese.
Abbiamo chiesto al Vice Presidente del Fondo, Carmelo Caravella, di illustrare queste prime iniziative di Fon.Coop nell’ambito dell’accordo tripartito sulla formazione siglato tra governo, Regioni e parti sociali dello scorso 17 febbraio.
“Vorrei innanzitutto dire che la firma di questo accordo è molto importante, in quanto sancisce come la formazione è una leva indispensabile a disposizione delle imprese e dei lavoratori per fronteggiare una difficile crisi iniziata a fine 2008 ed ancora in atto – come i recenti dati sull’uso della cassa integrazione dimostrano. I lavoratori che hanno perso il lavoro, o rischiano di perderlo, si trovano nella situazione più debole e la formazione, oggetto dell’accordo del 17 febbraio, è uno dei pochi strumenti attivi a loro disposizione per accrescere le proprie competenze e rimanere competitivi sul mercato del lavoro. Le 5 linee guida per la formazione tuttavia dovranno reggere alla prova dei fatti e, nello specifico, sarà fondamentale verificare come le regioni si muoveranno per fare in modo che la collaborazione con il ministero e noi parti sociali sia ispirata dal comune obiettivo di sostenere i soggetti più deboli.
Cosa ha fatto Fon.Coop in questo senso?
Per noi di Fon.Coop l’accordo è una conferma della strada intrapresa. E’ da maggio 2009, con la pubblicazione dell’Avviso 11, che il fondo sostiene le aziende con problemi di ristrutturazione e che fanno ricorso agli ammortizzatori sociali, incentivando peraltro chi crea nuove cooperative. Abbiamo fatto perno sull’uso delle politiche attive del lavoro per i lavoratori in ammortizzatori sociali, e continuiamo a farlo includendo i lavoratori in mobilità di imprese aderenti.
Il Consiglio di Amministrazione ha infatti già deciso di modificare l’Avviso 11, che a breve includerà il finanziamento di voucher formativi di 2.500 euro per i lavoratori in mobilità. L’Avviso quindi non solo è ancora aperto, ma ha anche esteso le tutele attive per quei lavoratori che di fatto hanno perso il lavoro. Se le risorse a disposizione, attualmente circa 5 milioni di euro, dovessero esaurirsi non esiteremo a rifinanziarlo per esaudire tutte le richieste.
Oltre all’Avviso 11, quali altre iniziative ha varato Fon.Coop?
La nostra offerta si articola in canali ordinari di finanziamento alla formazione, Fondo di Rotazione e Conto Formativo, e canali che invece sono in grado di rispondere alle esigenze dettate dal mercato, come l’Avviso 11. Il Fondo di Rotazione, con l’Avviso 12, stanzia oltre 5 milioni di euro per i piani formativi delle imprese di piccole dimensione, mentre il Conto Formativo ha messo a disposizione circa 9 milioni di euro per i piani delle grandi e medie imprese.
Quali sviluppi della bilateralità nella formazione?
La bilateralità attualmente è un concetto che include esperienze di fatto diverse. La bilateralità è la possibilità delle parti sociali, cioè i rappresentanti delle imprese e le associazioni dei lavoratori, di svolgere funzioni comuni disciplinati da leggi specifiche. E’ il caso dei fondi interprofessionali, regolati dalla legge 388 del 200, ma si può far accenno anche alla previdenza complementare. Altro tipo di bilateralità è quella che invece assegna, come emanazioni di parti sociali, compiti specifici, come ad esempio l’assistenza integrativa ai lavoratori o agli strumenti di tutela delle casse edili.
Quando i contesti ed i mandati sono così diversi, con “compiti” eterogenei tra loro, riteniamo sia necessario continuare a verificare situazione per situazione, ponendo sempre al centro i rapporti tra le parti sociali, che sempre devono vigilare affinché l’attività bilaterale posta in essere non svolga supplenza di funzioni a cui sono preposte le istituzioni o le leggi. E’ infatti evidente che lo sviluppo della bilateralità non deve diventare un passaporto per l’esclusione dei lavoratori, e comunque dei cittadini, dal welfare.