Eurispes, Italia cantiere senza progetto
Eurispes, Italia cantiere senza progetto

Il Rapporto 2010 dell’istituto: “Il paese è immobile, senza idee né interesse a coltivare il cambiamento”. Gli italiani non riescono a immaginare il futuro. Condizioni di vita, competitività, salari: tutto un segno meno. Ma ci sono briciole di ottimismo.

L’Italia è un paese immobile, senza idee e progetti, che non ha interesse a coltivare il cambiamento. E’ quanto emerge dal Rapporto Italia 2010 dell’Eurispes, presentato oggi (29 gennaio) a Roma. “Proprio la mancanza di un progetto – sottolinea il testo – segna pesantemente il presente, mortifica le attese degli italiani e impedisce di immaginare e costruire il futuro”. Secondo l’istituto di ricerca, il nostro paese è “un cantiere aperto” con costi altissimi per l’economia e “un rischio per la tenuta stessa della democrazia”. “La perdita di posizioni nelle graduatorie internazionali del reddito e della competitività – rileva il Rapporto –, il peggioramento delle condizioni di vita per fasce sempre più ampie della popolazione e ora le conseguenze e le prospettive della grande crisi economico-finanziaria mondiale iniziata nel 2007 rendono non più rinviabili riforme di profondità”. 

L’Eurispes vede gli italiani in difficoltà ma, sorprendentemente, più fiduciosi rispetto al futuro. In confronto ai risultati del sondaggio realizzato nel 2008, è quasi raddoppiata la percentuale di quanti si dicono convinti di un futuro economico migliore per l’Italia (18,3% rispetto al 10,9% del 2008). E si riduce al 36,3% la quota di quanti prevedono che la situazione peggiori nei prossimi dodici mesi. Il 37,5% degli italiani, secondo lo studio, sostiene che nel nostro paese la situazione economica resterà sostanzialmente invariata. La percentuale di quanti prevedono ulteriori peggioramenti dell’economia italiana, elevata tra gli elettori di centro-sinistra (49,4%) e di quelli che non si sentono rappresentati da alcuna area politica (45,3%), si abbassa notevolmente tra i cittadini politicamente orientati al centro (24,6%), centro-destra (25,4%) e destra (25,8%). 

Eppure è lo stesso Rapporto a ricordare dati già noti e che agli italiani dovrebbero ispirare un certo pessimismo. Ad esempio sugli stipendi, che sono i più bassi dei paesi industrializzati. “Dalla classifica 2008 relativa agli stipendi percepiti dai cittadini appartenenti alle economie che fanno parte dell’Ocse emerge che, a parità di potere d’acquisto, l’Italia occupa il ventitreesimo posto sui trenta paesi monitorati, con un salario medio netto annuo che ammonta a 21.374 dollari, pari a poco più di 14.700 euro”. 

Analizzando le buste paga, ecco i primi dieci paesi secondo l’Eurispes: Corea del Sud (39.931 dollari), Regno Unito (38.147), Svizzera (36.063), Lussemburgo (36.035), Giappone (34.445), Norvegia (33.413), Australia (31.762), Irlanda (31.337), Paesi Bassi (30.796) e Usa (30.774). I lavoratori italiani percepiscono uno stipendio annuo inferiore di 18.557 dollari rispetto ai coreani e 16.773 dollari in meno rispetto agli inglesi. Molto più accentuato è il divario con la Norvegia, Irlanda, Paesi Bassi, Germania, Austria, Svezia, Grecia, Belgio e Francia. Un italiano prende il 44% in meno di un collega inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco e il 19% in meno di un greco. In generale, l’Italia è sotto la media Ocse del 17%. E’ inferiore del 23% alle Ue-15 e del 13% alla Ue-19. Secondo l’Ilo, negli ultimi venti anni il valore degli stipendi italiani è sceso del 13% rispetto al Pil, con una flessione media dell’8% riferita alle 19 economie più avanzate.

L’Eurispes segnala anche che in Italia c’è un elevato livello di corruzione che tende ad aumentare. Lo scorso anno, secondo “Transparency International” citata dal dossier, il nostro paese è risultato al 63esimo posto su 180 paesi nella classifica mondiale della corruzione, continuando nella discesa iniziata nel 2007 (41esimo posto) e proseguita nel 2008 (55esimo). Dato e tendenza analoghe si leggono nel Rapporto della Banca Mondiale, “Worldwide Governance Indicators 1996-2007”. A ulteriore conferma, l’Eurispes ha rielaborato anche i dati del servizio anticorruzione e trasparenza del ministero per la Pubblica amministrazione: l’abuso d’ufficio è il reato più grave registrato nel 2006 dalla Corte di Cassazione, con 1.403 sentenze su un totale di 3.454 sentenze di condanna per atti contro la Pa. 

I dati riferiscono altri due aspetti importanti: il settore della sanità emerge come quello più a rischio (3.219 persone denunciate su un totale di 6.752 denunce), mentre a livello territoriale resta il primato del Sud. Ma la corruzione “scoperta” e registrata in base alle denunce dei reati contro la Pubblica amministrazione, ricorda l’Eurispes, “è solo la punta di un iceberg rispetto a una corruzione “coperta” che è enorme e diffusa nella società italiana”.


Altro dal Rapporto:

» Incidenti di lavoro costano 40 mld l’anno
» Uno su 100 guadagna più di 100mila euro
» Corruzione in aumento


www.rassegna.it

 

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