Economia: denaro più caro per i sardi
Economia: denaro più caro per i sardi

“Costo del denaro più caro per i sardi. La conferma, l’ennesima, arriva dalla Banca d’Italia. Nell’isola, sui prestiti a medio e lungo termine, famiglie e imprese pagano in media un tasso del 4 per cento, più elevato che nelle altre regioni.”

"I dati Bankitalia sull’andamento del credito sono riferiti al terzo trimestre del 2009 e fotografano una realtà che penalizza tutto il Meridione, alla prese con una crisi più profonda che altrove, dove i prestiti si riescono a ripagare sempre meno e si scontano tassi più elevati che al Centro Nord. Nel dettaglio, in Sardegna il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti riguarda soprattutto le imprese con un 3 per cento (in linea con la maggioranza delle regioni) mentre per quanto riguarda le famiglie la quota è al di sotto di un punto percentuale. E anche questo dato è nella media. Ma il record dell’isola sta appunto in quel 4,08 per cento in media di costo del Taeg (Tasso annuo effettivo globale) per le operazioni a medio e lungo termine: una percentuale quasi doppia rispetto al 2,8 per cento del Centro Nord e comunque superiore al 3,5 per cento rappresentato dal valore medio al Mezzogiorno. Un gap che si attenua nei nuovi finanziamenti a breve termine, dove invece prosegue il calo dei tassi. L’analisi della Banca d’Italia lascia però perplessi i banchieri sardi. «Non contesto i dati, ma sarebbe necessario un approfondimento sui criteri – afferma Giorgio Mazzella, presidente della Banca di credito sardo -. Come imprenditore del settore turistico posso affermare che al mio gruppo, seguito dal Banco di Sardegna, vengono applicate condizioni di accesso al credito a tassi inferiori a quelli ottenuti da imprenditori del mio stesso settore che operano in Lombardia». Per Mazzella «piuttosto bisogna vedere il rating di chi ottiene un finanziamento: se sia buono, medio o cattivo. Perciò non mi stupisco che, in quest’ultimo caso, una banca, per tutelarsi, possa applicare tassi percentuali più alti anche di un punto. Del resto la situazione generale in Sardegna è di sofferenza: sono molte le imprese sottocapitalizzate e le banche lavorano in un tessuto povero. Ma – aggiunge Mazzella – posso assicurare che nella nostra regione vengono finanziate aziende che nel Nord non otterrebbero uno spicciolo». Anche Natalino Oggiano, direttore generale del Banco di Sardegna afferma «che le condizioni praticate dalle banche sarde non sono dissimili da quelle del Nord» e quanto ai tassi record dell’isola il manager dell’istituto di viale Umberto afferma che una spiegazione possono darla due aspetti: durata e distinzione del finanziamento tra tasso fisso e variabile. «Potrebbe darsi che imprese e famiglie sarde si indebitino per un periodo più lungo o scelgano in prevalenza un tasso fisso e che perciò il costo del denaro sia maggiore rispetto alle altre aree del Paese». Non ha dubbi invece che Bankitalia metta ancora una volta il dito su una piaga, Giorgio Vargiu, responsabile regionale dell’associazione di tutela dei consumatori Adiconsum. «E’ la dimostrazione che in Sardegna ancora una volta scontiamo pesantemente il fatto di vivere in un mercato chiuso. Avviene per il credito, così come per l’energia. Ed è anche la dimostrazione che durante la crisi e stringendo l’erogazione del credito, le banche riescono a mantenere inalterati i loro profitti». Ma allora quale armi di difesa ha il cittadino? «Io dico che deve fare shopping, cioè non fermarsi in una sola banca, ma andare dove le proposte sono più convenienti: solo così potrà essere incentivata la concorrenza». "

 

Paoletta Farina, La Nuova Sardegna, 5 gennaio 2010

 

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