Corte dei Conti: denunce per corruzione salite del 229%
Corte dei Conti: denunce per corruzione salite del 229%

La corruzione in Italia resta un fenomeno «grave»: le denunce nel 2009 sono aumentate considerevolmente rispetto all’anno precedente.

Lo ha detto il Procuratore Generale della Corte dei Conti Mario Ristuccia intervenendo alla Cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile. «Il fenomeno, per quanto riguarda i reati di corruzione, concussione e abuso d’ufficio continua a presentare carattere di gravità dal momento che deve comunque ritenersi che il numero delle denunce per fatti di corruzione e concussione accertati nel 2009 è fortemente aumentato rispetto al 2008», ha detto Ristuccia.

Il procuratore generale ha citato le 93 citazioni emesse dalle Procure regionali in materia soffermandosi anche sulle frodi comunitarie per le quali si è registrato un sensibile aumento delle sentenze arrivate a toccare il numero di 60 per un importo di condanne pari a 24 milioni 651.891 euro, mentre le citazioni sono state 145 per una cifra pari a 136 milioni 260.993 (nel 2008, ci sono state, rispettivamente, 57 sentenze per 15,5 milioni di euro e 92 citazioni per 67 milioni di euro).

Le opere incompiute. La Corte dei Conti punta il dito anche contro le opere pubbliche incompiute e mal progettate. «Anche nel corso del 2009 molte fattispecie di illecito hanno riguardato il fenomeno delle opere incompiute – dice Ristuccia – quelle opere cioè progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione. Ancora una volta la Corte rileva come le cause di questo fenomeno, che determina un ingente spreco di risorse pubbliche, siano molteplici e da annoverare nella carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabili alle imprese committenti ed alle amministrazioni aggiudicatrici, carenti per inadeguatezze nei controlli tecnici e amministrativi». 

Il pg della Corte dei Conti, poi sottolinea che «le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla
realizzazione di un’opera pubblica senza una previa accurata verifica della sua concreta esiguibilità economica, tecnica, logistica – continua Ristuccia – l’assenza o comunque la grave superficialità in tali casi di una analisi di fattibilità sono spesso le cause del sorgere in corso d’opera di una serie di difficoltà di esecuzione dell’instaurato rapporto contrattuale e del conseguente fallimento dell’opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate.

La sanità. Citata anche la mala sanità, che include spese inutili, test antitumorali inutili e interventi chirurgici non necessari. Tante le «fattispecie di danno per l’Erario comuni ad enti ed amministrazioni, quali spese inutili, irregolari acquisti di beni e servizi, illegittimi inquadramenti di personale e conferimenti di incarichi e consulenze, si segnalano fenomeni particolari di malagestione quali inefficienti ma costosi programmi di screening antitumorale, di assistenza odontoiatrica rivelatasi inesistente, è il caso delle cosiddette "dentiere gratuite", di eccessive prescrizioni di farmaci ovvero di falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità di sconcertanti interventi chirurgici non necessari», dice Ristuccia.

La riforma. La Corte dei conti ha bisogno di «un disegno normativo organico e coerente e non affidato a interventi occasionali, determinati da particolari contingenze». Dichiara Ristuccia , in linea con quanto già sollecitato in tema di giustizia dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Le norme occasionali, invece, «pur mirando a un’azione amministrativa tempestiva» – osserva Ristuccia  – non danno il «giusto rilievo ai profili essenziali della correttezza dell’uso delle risorse pubbliche, in tal modo creando il rischio oggettivo di non trascurabili zone d’ombra nel sistema stesso di garanzia della finanza pubblica che fa capo» alla Corte dei Conti.
  
Il pg, dunque, auspica «un disegno riformatore di largo respiro che ridefinisca, nell’ottica della funzione di  garanzia del denaro pubblico, i poteri e le modalità operative» di pm e di giudici contabili, e che riveda «i rapporti tra esercizio della funzione giurisdizionale e esercizio della funzione di controllo» della Corte.

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