Censis: «I media tra crisi e metamorfosi»
Censis: «I media tra crisi e metamorfosi»

Il 19 novembre 2009 è stato presentato a Roma, presso il Senato della Repubblica – Palazzo Giustiniani – da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, l’ottavo Rapporto sulla comunicazione.

Il Rapporto prosegue il monitoraggio dell’evoluzione dei consumi mediatici in Italia, misurati nell’arco di un decennio.

La crisi economica mondiale che stiamo attraversando ha accelerato il processo di trasformazione del sistema dei media già in atto, modificandone alcune direttrici, e determinando metamorfosi inattese, secondo il paradigma della moltiplicazione e integrazione dei media, con l’assottigliamento dei confini tra i mezzi e tra i generi della comunicazione.

Il Rapporto si focalizza anche su tre questioni di grande rilevanza e attualità.

  • la moltiplicazione degli usi della televisione;
  • l’informazione e la fiducia riposta dal pubblico nei media;
  • l’affermazione di un nuovo paradigma nell’uso dei media, rispecchiato dalla crescita esponenziale degli utenti di Facebook e degli altri social network.

 

Alcuni dati.

Tra il 2001 e il 2009 è in crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione.

Aumentano gli utenti di Internet (+26,9%) e dei telefoni cellulari (+12,2%), ma anche la radio fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così come crescono, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+3,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalità degli italiani (+2%).

Gli utenti della Tv arrivano a quota 97,8% della popolazione, ilcellulare sale all’85%, la radio all’81,2%, i giornali al 64,2%, i librial 56,5%, Internet al 47%.

Si rileva l’espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento (ad eccezione della Tv digitale). Mentre l’uso complessivo del telefono cellulare rimane pressoché stabile tra il 2007 e il 2009 (con un leggero calo dall’86,4% all’85% della popolazione). Cresce, invece, l’uso del cellulare nelle sue funzioni di base (dal 48,3% al 70%), mentre quelle più sofisticate e costose sono diminuite: lo smartphone è sceso dal 30,1% al 14,3%, il videofonino dall’8% allo 0,8%.

Il telefonino appare dunque un bene a cui non si può rinunciare neanche in tempi di crisi; ma qualcosa si può risparmiare, p. es. inviando qualche sms in più ed evitando di connettersi a Internet con i costosissimi servizi wap.

Quanto alle nuove forme di Televisione, esse sono entrate a far parte delle abitudini degli italiani. Negli ultimi due anni l’utenza della Tv satellitare passa dal 27,3% al 35,4% della popolazione e il digitale terrestre raddoppia il suo pubblico (dal 13,4% al 28%), benché la chiusura del segnale analogico abbia interessato finora solo alcune zone del territorio nazionale. La Tv via Internet triplica la sua utenza, passando dal 4,6% al 15,2%, e la mobile Tv interessa già l’1,7% della popolazione. Il 60,7% di chi guarda la Tv digitale (satellitare o terrestre) ha sottoscritto un abbonamento, soprattutto per guardare le partite di calcio e gli eventi sportivi in esclusiva (31,2%), i film in prima visione (24,8%), i cartoni animati per i bambini (13%).

Ormai si rinuncia alla carta stampata: negli ultimi due anni la lettura dei quotidiani a pagamento passa dal 67% al 54,8%. Questo dato riguarda l’utenza complessiva (cioè delle persone che leggono un quotidiano almeno una volta la settimana). L’utenza abituale(cioè delle persone che lo leggono almeno tre volte la settimana) passa dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009. La flessione non è certo compensata dall’aumento della diffusione della “stampa libera” (free press), che rimane pressoché stabile (passando dal 34,7% al 35,7%). La lettura, anche occasionale, dei settimanali coinvolge il 26,1% degli italiani (-14,2% rispetto al 2007) e quella dei mensili il 18,6% (-8,1%). In leggera flessione anche la lettura dei libri, che raggiungeva il 59,4% della popolazione nel 2007, per scendere al 56,5% nel 2009.

Per finire:

l’impiego di Internet è passato dal 45,3% (2007) al 47% della popolazione. Per quanto riguarda i quotidiani on line, si registra una flessione (dal 21,1% al 17,7%) non certo riconducibile a motivi economici, bensì all’evoluzione degli impieghi della rete (si pensi ai portali che pubblicano anche notizie di cronaca e di costume, a link e finestre informative aperte nei blog ecc.).

Il numero delle persone che hanno un rapporto esclusivo con i media audiovisivi (radio e Tv) rimane praticamente stabile (26,4%), mentre diminuiscono quanti hanno una «dieta mediatica» basata al tempo stesso su mezzi audiovisivi e mezzi a stampa (dal 42,8% al 24,9% tra il 2006 e il 2009). La somma dei due gruppi rappresenta il totale di quanti non hanno ancora colmato il digital divide, la cui soglia si collocava nel 2006 al 71% e scende oggi al 51,3% della popolazione.

Nasce tuttavia una nuova forma di divario (il press divide) tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa e quanti non li hanno ancora o non li hanno più; nel 2006 il 33,9% degli italiani non aveva contatti con i mezzi a stampa, nel 2009 si è arrivati al 39,3% (+5,4%). Ad aumentare negli ultimi anni l’estraneità ai mezzi stampati sono i giovani (+10%), gli uomini (+9,9%) e i più istruiti (+8,2%): proprio i soggetti da sempre ritenuti il traino della modernizzazione del Paese.

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