Dalle banche alla terra
Dalle banche alla terra

“Che cosa sarebbe accaduto se Lehman Brothers fosse stato Lehman Sisters?” È la domanda provocatoria di Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, in occasione di un incontro sul ruolo delle donne nell’economia e, in particolare, nelle banche. Segue …

Secondo Sabbadini la presenza femminile nelle banche avrebbe potuto contribuire a contrastare la crisi finanziaria del 2008, perché “le donne sono investitori più prudenti degli uomini”. Proprio per questo motivo – sostiene – bisognerebbe limitare la presenza maschile al potere, ancora maggioritaria nonostante la legge sulle quote rosa approvata lo scorso giugno.

Ma le donne non sono penalizzate solo ai vertici delle istituzioni. Il calo di occupazione degli ultimi tre anni ha colpito in modo significativo le lavoratrici, soprattutto quelle giovani con contratto a tempo determinato e specialmente nell’industria, dove la riduzione di manodopera femminile è doppia rispetto a quella maschile. Questa situazione non farà che rendere ancora più difficile la conciliazione tra lavoro e famiglia, se non saranno attuate politiche orientate alla ridistribuzione del lavoro di cura e al sostegno pubblico alla famiglia.

Lo scorso luglio il Comitato sull’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) aveva invitato l’Italia a garantire le pari opportunità nel mercato del lavoro, anche con misure temporanee speciali per chi vive condizioni di vulnerabilità sociale, come le donne migranti o disabili.

Nel contesto globale, l’ILO ricorda che tra le più svantaggiate ci sono le lavoratrici rurali. Anche se rappresentano una risorsa fondamentale per i redditi delle famiglie e per le comunità locali, specialmente nei paesi poveri, le donne in agricoltura sono apertamente discriminate, anche dalle leggi e dalle istituzioni.

Ancora oggi queste lavoratrici, due terzi della forza lavoro agricola in Africa e in Asia, guadagnano il 25 per cento in meno degli uomini, sono impegnate per molte più ore a settimana e in lavori sottopagati e precari, senza contare l’aggravio del lavoro di cura. Spesso non hanno accesso all’istruzione, al credito e alle minime forme di assistenza sociale e sanitaria, tutti fattori di impoverimento ulteriore, non solo delle donne ma della società nel suo insieme.

Inutile dire che queste condizioni nascono da una diffusa sottocultura maschilista e patriarcale, ancora fondata sulla dipendenza e sulla soggezione delle donne rispetto agli uomini. Per questo motivo appare sempre più urgente l’affermazione della parità delle opportunità attraverso un sistema normativo forte e una nuova cultura dei diritti.

È un’affermazione necessaria a estirpare la cultura della discriminazione di genere, tanto nei campi agricoli dei paesi in via di sviluppo, quanto – a ben guardare – nelle istituzioni economiche dei paesi avanzati.

www.lavorodignitoso.org

 

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